Corso base
a cura di
10-11 maggio
7-8 giugno
28-29 giugno
12-13 luglio
Otto incontri dedicati alla più antica cultura della Vita, per imparare a conoscere la singolarità di ogni individuo, le sue qualità, e
soprattutto lo stile di vita adatto a mantenersi in buona salute, prevenendo l’insorgenza di disagi della mente o di disturbi del fisico. Conoscenza, che diviene necessario punto di partenza per chi
voglia avviare un percorso di formazione in questa antica disciplina, che offre tuttora valide risorse per i disagi e i disturbi dell’uomo contemporaneo...
...con l’obiettivo di trarre dalle indicazioni dell’Ayurveda gli strumenti per imparare a conoscere il proprio corpo, ad armonizzarlo
con la mente e ad avviare di conseguenza uno stile di vita salutare, riconoscendo i ritmi adeguati da rispettare durante il giorno e durante il succedersi delle stagioni, acquisendo gli strumenti di
base per riconoscere l’alimentazione adatta ad ognuno.
Gli incontri si svolgeranno il sabato e la domenica dalle ore 15.00 alle
ore 19.00
nelle date indicate, in presenza ed eventualmente online per un otale di 32 ore.
Ayurveda (conoscenza della vita: il percorso che si situa fra la nascita e la morte) non è propriamente una scienza medica, infatti non si occupa soltanto della
malattia, delle forme di malattia e delle cure relative, ma si occupa dell’esistenza umana in generale in funzione di una migliore qualità della vita e per promuovere la longevità. Nel Charaka
Samhita, il più antico testo scritto in materia risalente circa all’inizio del VI secolo a.C., l’Ayurveda viene così definita: “ciò che tratta del bene e del male, degli aspetti della vita felice e
infelice, di ciò che promuove o non promuove la vita“. È evidente da questa definizione che l’Ayurveda intende trattare di una unità imprescindibile che è costituita da corpo, mente e spirito, delle
relazioni fra vita psichica e vita fisica, e che intende la vita come la risultante di una serie complessa di interrelazioni fra questi tre aspetti della medesima unità. Corpo e mente formano la
parte fisica di un essere, che non può esistere tuttavia senza l’anima. Anima è una forma di energia, una parte dell’anima universale, e costituisce l’Io reale di un individuo, ed è la causa della
coscienza. Il corpo del vivente non è dunque considerato un’entità indipendente: le attività biologiche, mentali, spirituali, cosmiche, sono interdipendenti e intercorrelate. Per questo motivo la
cura di un disturbo o di un malfunzionamento di un organo o di una parte del corpo deve essere stabilita tenendo conto non solo dello stato generale del corpo dell’individuo stesso, ma anche della
sua sfera emotiva, nonché del contesto sociale, culturale e spirituale nel quale l’individuo vive. Secondo l’Ayurveda la cura di un disturbo consiste nel
ritrovare l’armonia con se stessi e con il proprio ambiente. Nella concezione olistica dell’Ayurveda, tutti gli organi del corpo sono parte di un insieme, quindi quando si verifica uno scompenso in
uno, in realtà si scompensa tutto l’organismo, e l’Ayurveda ricerca le cause non tanto del cattivo funzionamento di quell’organo, ma piuttosto le cause del disequilibrio energetico che si manifesta,
in quel momento, attraverso il cattivo funzionamento di quell’organo. L’Ayurveda non è una terapia, non è una forma di medicina, non è una indagine sul funzionamento del corpo e sui suoi
meccanismi. È una via di vita: dice cosa bisogna fare per amare i singoli organi e tutto il corpo insieme. L’Ayurveda è un modo di istruire noi stessi, chi ci circonda, la società intorno a noi, sul
modo di non ammalarsi e di riconoscere il messaggio della malattia se si è già ammalati e di avviare la via della guarigione. Secondo l’Ayurveda non è possibile attuare una terapia senza avviare uno
stile di vita olistico. Per vivere secondo questo stile di vita bisogna imparare a vivere con il ritmo cosmico. L’Ayurveda dà una grande importanza allo sforzo personale nel raggiungere la buona
salute, nel rendere la vita piacevole, e nell’attivare tutti i modi utili ad allungare l’arco della vita.
Longevità e qualità della vita dipendono da due fattori:
a) daiva, che sono le azioni (o karma) da noi eseguite nelle vite precedenti
b) purushakara, che sono le azioni compiute in questa vita.
Ogni creatura vivente dell’universo ha una sua propria identità, che la distingue da tutte le altre creature, soltanto nell’organizzazione fisica (corpo e mente)
determinata dal vario mescolarsi degli elementi di base presenti nel cosmo: etere, aria, fuoco, acqua, terra. Gli elementi materiali di base sono la sostanza eterna e da essi si origina il mondo
fisico; i cinque elementi si mescolano in modo specifico per dar luogo alle diversità esistenti nel mondo fisico. Ogni essere vivente rappresenta il cosmo nella sua microforma. Ogni essere umano
porta dunque in sé gli elementi di base del cosmo, che combinandosi insieme danno origine alla vita nella sua forma fisica e alla sua incessante trasformazione. Ogni individuo possiede però una sua
identità che è data da jiva, l’io indistruttibile, e per questo ogni individuo ha una sua propria identità che lo distingue da tutti gli altri individui. La condizione del karma
delineata nelle vite precedenti determina la tipologia della forma della rinascita, nonché l’occasione contingente in cui essa avviene.
Soltanto con lo sviluppo del buddismo, a partire quindi dalla vita di Siddharta Gautama (563-483), che si può cominciare a sistematizzare
la storia dell’India, e quindi anche dell’Ayurveda. Sappiamo soltanto che la prima civiltà che occupa la valle dell’Indo, Harappa, apparsa probabilmente intorno al IV millennio a.C., venne
soppiantata a metà del II millennio a.C. dagli ariani, che portavano con sé i loro liberi sacri, i Veda. Uno di questi, l’Atharva Veda, conteneva quello che sarebbe poi diventato l’Ayurveda. Lo
studio di questa disciplina si consolida a cavallo fra II e I millennio e dà origine a quella che potremmo chiamare la prima università ayurvedica, costituita nel territorio dell’attuale Pakistan,
vicino a Rawalpindi. Qui vive e studia il medico Jivaka che divenne così celebre al suo tempo da divenire medico personale del re Bimhasara, il quale, a sua volta lo incaricò di diventare medico
personale del Gautama, il Buddha. A quel tempo, i principi fondamentali dell’Ayurveda erano già stati stabiliti: prevenire la malattia endogena e esogena, promuovere la fertilità e il mantenimento
della salute fino alla più tarda età. La conversione del re Ashoka al Buddismo, avvenuta nel III secolo a.C. diede un forte impulso alla conoscenza e allo
studio della medicina, il re infatti aveva capito quale fosse la funzione sociale della salute e fece di tutto per promuoverla costruendo ospedali e incaricando i medici di recarsi nelle parti
dell’India per avere una più ampia conoscenza della medicina, ed è attraverso questo canale che l’Ayurveda approda nell’isola di Sri Lanka, dove poi nel prosieguo del tempo, assumerà una
configurazione particolare, adattandosi infatti alle esigenze ambientali dell’isola, e rimanendo fortemente legata alla tradizione buddista. In India al contrario la tradizione buddista ebbe un
arresto intorno alla fine del I millennio d.C. Fino a quella data, l’Ayurveda conobbe un lungo periodo di prosperità e di sviluppo, e furono scritti i testi di base, che attraverso medici cinesi che
giungevano a studiarla, furono introdotti anche in Cina. L’invasione musulmana cominciata intorno alla metà del X secolo d.C. pose termine a questa fase, e per fuggire all’intolleranza dei musulmani,
molti medici si trasferirono in Nepal e in Tibet, dove sfruttando le conoscenze mediche di quelle civiltà diedero vita ad una medicina che faceva riferimento alle due culture, l’Ayurveda tibetana.
Poco dopo però l’Ayurveda tornò a riaffermarsi e anzi fece proprie alcune acquisizione della medicina araba e di quella greca, che a sua volta era stata acquisita da quella araba, tanto che nel XVI
secolo l’Imperatore Akbar, dei Mogul, ordinò la compilazione di un testo che contenesse tutta la conoscenza indiana della medicina. L’invasione dei portoghesi prima e degli altri europei dopo portò
una con sé un giudizio molto negativo nei confronti di una medicina appartenente ad una cultura considerata inferiore a quella occidentale. La denigrazione e la diffamazione dell’Ayurveda, giunsero
al culmine nel 1835, quando gli inglesi ne impedirono la pratica in tutti i territori controllati dalla Compagnia delle Indie. Rimase fuori praticamente soltanto il territorio del Kerala, dove
l’Ayurveda continuò ad essere praticata a livello popolare. Alla fine del secolo tuttavia i tedeschi manifestarono un interesse, meramente culturale per
tutto il complesso della tradizione culturale indiana, e fecero tradurre il testo di Susruta, la descrizione delle tecniche di chirurgia del naso e dell’orecchio, che fu alla base delle moderne
tecniche di rinoplastica, delle tecniche di intervento sulla pelle, di operazione agli occhi per rimuovere la cataratta, e per la rimozione di calcoli vescicali. Da quel momento un lento progressivo
interesse dell’Occidente per l’Ayurveda cominciò a manifestarsi, fino a quando tuttavia la riscoperta dell’Ayurveda divenne punto di forza per chi sosteneva le rivendicazioni nazionaliste dell’India.
Da questo percorso di questi ultimi cento anni si sono evidenziate in modo significativo due correnti dell’Ayurveda, quella che vuole mantenere una sua sostanziale ortodossia, e quella che invece
propugna un'integrazione con la medicina allopatica, come l’Ayurveda di Sry Lanka. Buona parte delle accademie indiane, pur mantenendo integra la conoscenza dell’Ayurveda antica, studiano il corpo
umano secondo la concezione allopatica, e si tende a privilegiare un approccio diagnostico e terapeutico di tipo organicistico.
- Il mito delle origini
- La filosofia induista
- Storia delle origini e storia della diffusione
- La concezione dell’Universo
- La morale
- Dall’Assoluto al Microcosmo: le qualità universali
- Scienza della Vita: il concetto dinamico di salute
- Il corpo umano
- Dottrina del Tridosha
- Dhatu (tessuti)
- Dharakala (membrane)
- Srotas (canali)
- Sarira Mala e Nirama (materiali di scarto, tossine, equilibrio)
- Agni (fuoco digestivo e metabolico)
- Dosha e nutrimento dei tessuti
- Prakriti individuale (costituzione)
- Il ruolo chiave dell’alimentazione
- Salute e malattia
- Quotidiano, stagionale, secondo l’età
- Cattiva percezione degli organi di senso (desiderare di e desiderare che non)
- I meccanismi alla base del processo patogeno
- Alterazione dei Dosha
- I sei stadi
- Diagnosi ayurvedica: l’esame del polso, della lingua, dei suoni del corpo, della pelle, degli occhi, della costituzione (o apparenza), dell’orina e delle feci
- Terapie e trattamenti ayurvedici
- Preparati ayurvedici
- Yoga, meditazione e altre terapie sottili
- Trattamenti di disintossicazione e purificazione
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